Messina Denaro, confermata in appello la condanna per Andrea Bonafede classe 63

Redazione
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La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna del Gup Paolo Magro ad anni 14 di reclusione per Andrea Bonafede (classe 63), il geometra di Campobello di Mazara sotto la cui identità si celava l'allora boss latitante Matteo Messina Denaro.

Bonafede, imputato per i reati di associazione mafiosa e concorso in falso ideologico, ha potuto contare sullo sconto di un terzo della pena dato che il processo è stato celebrato con rito abbreviato.
Nipote del boss Leonardo Bonafede, secondo i giudici ha consentito a Messina Denaro di preservare il proprio status di latitante e di continuare a ricoprire il ruolo di primo piano all'interno dell'associazione mafiosa.
Il superboss latitante veniva arrestato in data 16 gennaio 2023 e aveva con sé i documenti di Bonafede con la sua foto.
In cura presso la clinica La Maddalena per un cancro al colon, i Carabinieri del Ros accertarono che per le terapie veniva usata l'identità di Bonafede di cui aveva falsificato i documenti.
Bonafede veniva arrestato pochi giorni dopo la cattura di Messina Denaro. E veniva accertato anche che sia l'ultimo appartamento in cui il capomafia viveva a Campobello, sia l'auto che usava per spostarsi erano stati comprati con i falsi documenti intestati a Bonafede.
Durante il corso delle indagini, la posizione del geometra si era aggravata.
Dagli elementi raccolti dagli inquirenti infatti era venuto fuori che Bonafede era a disposizione del capomafia da ben prima del suo arresto.
La Procura, indagando su un altro prestanome dell'ex latitante, l'architetto Massimo Gentile, che avrebbe ceduto la propria identità al boss per comprare un'auto nel 2014, aveva scoperto che il veicolo, nel 2017, veniva intestato alla madre di Bonafede, segno che tra il geometra e l'allora boss c'erano già dei rapporti. Veniva alla luce anche che la prima casa di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha vissuto, venne affittata a nome di Andrea Bonafede nel 2007.

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