Melchiorre Allegra, il primo pentito/collaboratore di giustizia

Redazione
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Il primo pentito/collaboratore di giustizia, ancor prima di LeonardoVitale, fu un medico di Castelvetrano (tenente colonnello medico del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale) che rese confessioni alla polizia fascista nel 1937.
È Melchiorre Allegra, nato a Gibellina il 27 luglio 1881 e deceduto a Castelvetrano il 18 maggio 1951.
Medico stimato, la sua figura venne resa nota dal giornalista Mauro De Mauro che nel 1962 pubblicò a puntate sul quotidiano palermitano L'Ora, 25 delle 26 pagine del verbale di interrogatorio successivo all’arresto per adesione all’associazione mafiosa, oggi denominata Cosa Nostra.
Allegra, in quell'occasione, rivelò dettagli sull'organizzazione mafiosa, sui suoi riti e sui suoi legami con la massoneria, la politica e la società dell'epoca.
Le sue confessioni avvennero sotto il regime fascista, in un'epoca in cui la mafia veniva ufficialmente negata o ridotta a un mero fenomeno di criminalità comune, e in cui la terminologia collaborazione di giustizia come strumento investigativo, non esisteva.
Le sue rivelazioni rimasero in gran parte archiviate e non ebbero un impatto significativo sulla strategia di contrasto alla mafia del tempo, né furono pubblicamente riconosciute come un pentimento nel senso di rottura morale con l'organizzazione.
Le confessioni di Allegra avvennero nel luglio del 1937, in piena era fascista e durante la cosiddetta Seconda campagna Antimafia del regime portata avanti dal prefetto Cesare Mori.
Allegra fu arrestato al termine di un'operazione condotta dai Carabinieri in diversi centri del trapanese.
Le sue rivelazioni furono estremamente dettagliate e, per l'epoca, assolutamente rivoluzionarie per gli investigatori.
Allegra non parlò di semplice criminalità sparsa, ma descrisse un'organizzazione ramificata con regole, gerarchie e riti di affiliazione. Fornì nomi e cognomi di affiliati e capi di diverse famiglie, parlando strutturalmente di decine.
Fu tra i primi a descrivere dettagliatamente il rituale di iniziazione mafioso, la cosiddetta punciuta (la puntura del dito e il giuramento sul sangue), che simboleggia l'ingresso nell'organizzazione criminale.
Svelò i profondi legami della mafia con ambienti insospettabili: la massoneria, la politica locale e nazionale, gli ambienti imprenditoriali e persino il clero. Illustrò come la mafia si inserisse nel tessuto sociale ed economico per esercitare controllo, mediare controversie e gestire affari illeciti.
Spiegò il ruolo dei campieri e dei boss nel controllo delle proprietà terriere e nelle mediazioni commerciali nelle aree rurali, evidenziando l'esistenza di un vero e proprio sistema economico parallelo gestito dalla mafia.
Descrisse come la mafia gestiva le faide, le estorsioni e la risoluzione di dispute, spesso sostituendosi allo Stato.
Dalle sue dichiarazioni emergono ramificazioni potenti, oltre che in Sicilia, in Tunisia, nelle Americhe e in Marsiglia.

Tunisia: le confessioni di Allegra suggerivano che la mafia manteneva contatti in queste aree, probabilmente legate a flussi migratori o a interessi economici e commerciali (anche illeciti) che si estendevano oltre il Mediterraneo.
Nord America (Stati Uniti): questa è forse la rivelazione più sorprendente e profetica. Allegra parlò di potenti estensioni mafiose in Nord America. Ciò conferma che il fenomeno della Mafia americana non era una creazione isolata, ma aveva radici profonde nella Cosa Nostra siciliana e manteneva con essa collegamenti attivi. Le migrazioni di massa dalla Sicilia verso gli Stati Uniti avevano naturalmente portato con sé anche elementi criminali, che avevano riorganizzato le loro strutture nel Nuovo Mondo, ma senza recidere del tutto i legami con la madrepatria. Alcuni documenti successivi, come quelli relativi alla Seconda Guerra Mondiale e allo sbarco degli Alleati in Sicilia (Operazione Husky), avrebbero poi confermato come questi legami transatlantici fossero ben saldi e strumentali anche per fini strategici.
Marsiglia: la città portuale di Marsiglia, in Francia, è sempre stata un crocevia di traffici e un punto di approdo per le rotte migratorie dal Mediterraneo. Era naturale che anche lì la mafia siciliana avesse stabilito dei contatti o delle presenze, sfruttando le opportunità offerte dal porto e dalle comunità di emigrati.

Nonostante la ricchezza e la precisione delle sue informazioni, le confessioni di Melchiorre Allegra rimasero sostanzialmente sottovalutate e in gran parte secretate per decenni.
Il regime fascista, pur utilizzando le informazioni per la sua repressione di facciata contro la mafia (spesso più propaganda che lotta strutturale), tendeva a negare l'esistenza stessa dell'organizzazione criminale, presentandola come un fenomeno debellato. Per questo motivo, le sue dichiarazioni non furono utilizzate per smantellare in profondità la mafia, ma come materiale per indagini specifiche o come semplice prova di una criminalità comune.
Fu solo nel 1962, molti anni dopo la sua morte, che il giornalista Mauro De Mauro pubblicò ampi stralci dei verbali di Allegra sul quotidiano L'Ora di Palermo. Questa pubblicazione, a sua volta, aprì uno squarcio sulla conoscenza interna della mafia, anticipando di decenni le confessioni di Leonardo Vitale e Tommaso Buscetta.
Oggi, gli storici e gli studiosi riconoscono Melchiorre Allegra come un proto-pentito o un collaboratore di giustizia ante litteram, la cui testimonianza è stata un'anticipazione straordinaria di ciò che poi sarebbe emerso con Vitale e Buscetta.

La sua storia evidenzia quanto la conoscenza della mafia fosse già disponibile allo Stato molto prima che il fenomeno del pentitismo venisse riconosciuto e utilizzato come strumento fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata.

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